Bromelina: un supporto per linfedema e lipedema

Introduzione

Quando si parla di linfedema e lipedema, le persone cercano spesso soluzioni pratiche per ridurre gonfiore, dolore e infiammazione.
Tra i rimedi naturali che negli ultimi anni hanno ricevuto attenzione in ambito clinico c’è la bromelina, un estratto enzimatico naturale derivato dall’ananas (Ananas comosus).

Ma cosa dice la scienza? E come si inserisce la valutazione di un medico specialista, come l’angiologo, nella gestione di queste patologie?

Cos’è la bromelina e perché se ne parla tanto?

La bromelina è un insieme di enzimi proteolitici estratti dal gambo e dal frutto dell’ananas.
È stata studiata per le sue proprietà:

  • Azione antinfiammatoria: in vari studi dopo interventi chirurgici, la bromelina ha ridotto marker di infiammazione, dolore e gonfiore.

  • Effetto antiedemigene: in test post-operatori (es. chirurgia maxillo-facciale) si è osservata riduzione dell’edema facciale comparato a gruppi di controllo che non assumevano bromelina.

  • Sicurezza: secondo studi recenti, l’assunzione orale è ben tollerata, anche per periodi relativamente prolungati, con pochi effetti avversi documentati.

Alcuni studi clinici (tra cui ricerche pubblicate su Phytomedicine e Journal of Ethnopharmacology) hanno dimostrato che la bromelina può rappresentare un valido supporto nelle condizioni croniche caratterizzate da edema e dolore, come il linfedema e il lipedema.

Limiti e attenzione:

  • Nessuno studio al momento si concentra specificamente su linfedema o lipedema come soggetti unici, con ampie coorti.

  • Gli studi spesso coinvolgono patologie post-operatorie, traumi o edema facciale, che non sono la stessa cosa, ma possono dare indicazioni utili.

  • Non è un sostituto di altri trattamenti fondamentali (drenaggio linfatico, compressione, esercizio, terapia nutrizionale).

 

📌 Importante: non è una “cura miracolosa”, ma un coadiuvante che può essere inserito in un piano personalizzato stabilito dal medico.

 

Come e quando può essere valutata la bromelina nei percorsi con lipedema/linfedema

Ecco in quali casi potrebbe essere utile parlarne con il tuo specialista, e come integrare questa valutazione in modo responsabile:

Quando può essere considerata Come inserirla in un piano terapeutico
Fasi iniziali o moderate di gonfiore/edema Valutazione con nutrizionista che conosce la storia personale, uso di integratori sotto supervisione
Situazioni con dolore, ecchimosi frequenti Utilizzo come coadiuvante, non come unica terapia
Quando altri trattamenti (compressivi, linfodrenaggio, esercizio) sono in corso ma non sono sufficienti Monitoraggio chiaro dei risultati, tempi, possibili interazioni farmacologiche

 

Bromelina e linfedema

Nel linfedema, il sistema linfatico non riesce a drenare correttamente i liquidi, causando gonfiore persistente.
La bromelina, grazie alle sue proprietà antinfiammatorie e antiedemigene, può:

  • ridurre la sensazione di tensione

  • migliorare la mobilità

  • favorire la microcircolazione

👉 Non sostituisce i trattamenti fondamentali (come il linfodrenaggio manuale, l’elastocompressione e l’esercizio mirato), ma può essere un utile alleato nel ridurre l’infiammazione cronica.

 

Bromelina e lipedema

Il lipedema è una malattia del tessuto adiposo, che si accompagna a dolore, fragilità capillare e gonfiore.
In questo contesto, la bromelina può aiutare a:

  • contrastare il dolore da infiammazione

  • diminuire la formazione di ecchimosi

  • ridurre il gonfiore nelle fasi iniziali

Anche qui, va ricordato che l’efficacia massima si ottiene all’interno di un approccio multidisciplinare, non come unico trattamento.

Il ruolo dell’angiologo nella diagnosi

Molti pazienti arrivano tardi alla diagnosi, confondendo linfedema e lipedema con semplice ritenzione idrica o cellulite.
Diagnosi e ruolo dell’angiologia nella gestione

Per valutare correttamente se la bromelina può aiutare, è essenziale una diagnosi specialistica affidabile. L’angiologo o lo specialista vascolare svolge un ruolo centrale:

  1. Valutazione Clinica

    • Esame fisico: simmetria, dolore al tatto, lividi, distribuzione del tessuto adiposo.

    • Anamnesi dettagliata: storia, progressività, fattori ormonali, familiarità.

  2. Diagnostica Strumentale

    • Ecocolordoppler venoso/arterioso: valuta il flusso e la presenza di insufficienze venose che possono contribuire all’edema.

    • Diagnostica linfatica: in centri specializzati, per valutare la funzione dei vasi linfatici (non sempre disponibile ovunque).

    • Bioimpedenziometria (BIA): stimare composizione corporea (massa grassa, massa magra, liquidi).

    • Adipometria ecografica: usata in centri avanzati per misurare il tessuto adiposo, l’ispessimento e la distribuzione del grasso.

  3. Follow-up e monitoraggio dei trattamenti

    • Controllo periodico dei risultati.

    • Valutazione se la riduzione dell’edema/impatto di sintomi sia sufficiente.

    • Verifica eventuali effetti collaterali o interferenze (es. con farmaci, con altre condizioni di salute).

 

Conclusioni

La bromelina può rappresentare un valido supporto naturale per chi convive con linfedema o lipedema, soprattutto se inserita in un piano di cura personalizzato e seguito da specialisti.
L’approccio giusto non è mai unico, ma costruito su misura, con la collaborazione di nutrizionisti, fisioterapisti, linfoterapisti e angiologi.

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Fonti utili:

Edema serale alle gambe: cause, lipedema, linfedema e strategie efficaci

Introduzione

Molti pazienti con lipedema o linfedema notano un aumento del gonfiore alle gambe di sera. È una sensazione comune: stanchezza, pesantezza, mobilità ridotta. Ma cosa la genera davvero?
Questo articolo parte da fonti italiane certificate e ti guida tra le cause reali del gonfiore serale, i falsi miti da sfatare e i piccoli accorgimenti serali da integrare con professionalità. Ogni consiglio va adattato alle esigenze individuali.

1. Perché le gambe si gonfiano di sera?

La posizione seduta o supina rallenta il drenaggio linfatico e venoso. In caso di lipedema o linfedema, questo effetto è accentuato:

  • Nei pazienti con linfedema, l’accumulo di liquido è già presente durante il giorno.
  • Nel lipedema, l’infiammazione e fragilità capillare peggiorano la gestione dei fluidi.

Fonte: Fondazione Onda – Osservatorio Salute della Donna

2. Cause più frequenti

Causa potenziale Come si manifesta Nota su personalizzazione
Ritenzione idrica posturale Gonfiore serale che diminuisce dopo riposo valutare abitudini alimentari e medico-cliniche
Lipedema in stadio iniziale Simmetria, dolore al tatto, stress ormonale sempre da verificare con un centro specializzato
Linfedema sub-clinico Gonfiore non doloroso, modesto aumento o fluttuazione necessita valutazione linfologica e monitoraggio
Alimentazione serale scorretta Edema accentuato nei pasti sbilanciati l’intervento deve essere nutrizionalmente personalizzato

3. Quando merita un approfondimento

  • Gonfiore persistente anche dopo riposo.
  • Comparsa di dolore, ecchimosi o sensibilità cutanea.
  • Differenze tra le gambe (asimmetria marcata).
  • Riduzione della mobilità o fastidio notturno costante.

Fonte: ISS – Istituto Superiore di Sanità, scheda Lipedema

₋ Ogni condizione va valutata caso per caso con un medico vascolare o un centro specializzato.

4. Strategie serali utili (sempre personalizzabili)

  • Camminare 5–10 minuti dopo cena, per favorire il ritorno venoso.
  • Stretching leggero o attività in acqua: esercizi dolci possono aiutare il drenaggio.
  • Posizionamento ergonomico delle gambe a letto: con cuscini sotto i polpacci per aiutare la circolazione.
  • Idratazione controllata nelle ore serali, per evitare sbalzi osmotici.

Tutti questi suggerimenti vanno adattati: prima di iniziare nuovi esercizi o posture, chiedi un parere specialistico.

5. Miti da sfatare

  • “Il gonfiore serale è colpa del sale.” → Falso. Solo ridurre sale non risolve lipedema o linfedema.
  • “Devo stare tutto il giorno in piedi per drenare meglio.” → Falso. Entrambe le posture stazionarie possono aggravare il gonfiore.
  • “Solo latte e glutine causano edema.” → Falso. Alcune intolleranze possono influire, ma non sono cause principali.

Conclusione

Il gonfiore serale può avere molte cause, e la sua gestione richiede un approccio personalizzato. Oltre alla dieta e al riposo fisico, l’esercizio fisico dolce e una buona postura serale svolgono ruoli chiave.

Per questo le persone con lipedema o linfedema notano un aumento del gonfiore alle gambe di sera, devono abbinare una dieta, accorgimenti ed esercizio fisico, personalizzati in base al proprio percorso.

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Ogni percorso è unico e merita ascolto.

Fonti ufficiali

Esercizio Fisico e Lipedema: Cosa Fare, Cosa Evitare e Perché Muoversi è Fondamentale

Introduzione

Chi convive con il lipedema lo sa: il movimento non è solo un modo per “tenersi in forma”, ma un elemento chiave per migliorare il benessere, ridurre il dolore e sostenere il drenaggio linfatico. Eppure, attorno all’esercizio fisico in caso di lipedema ci sono ancora tanti dubbi, paure e informazioni contrastanti.

In questo articolo cerchiamo di fare chiarezza — basandoci su fonti affidabili italiane — su quali sono le attività più adatte, cosa evitare e perché l’attività fisica mirata rappresenta una parte essenziale della terapia.

Perché l’attività fisica è importante nel lipedema?

Il lipedema è una patologia cronica che comporta un accumulo anomalo di tessuto adiposo, prevalentemente a livello degli arti inferiori. Spesso associato a dolore, gonfiore e difficoltà motorie, viene erroneamente confuso con l’obesità o la semplice ritenzione idrica.

Il movimento svolge un ruolo fondamentale su più fronti:

  • Favorisce il drenaggio linfatico e venoso
  • Aiuta a mantenere la funzionalità articolare
  • Migliora la mobilità e riduce la rigidità
  • Supporta il tono muscolare e la postura
  • Riduce lo stato infiammatorio di basso grado

Anche in assenza di perdita di peso significativa, l’attività fisica regolare può migliorare la qualità della vita.

Quali attività fisiche sono consigliate?

Non tutte le attività fisiche sono uguali: il principio base è evitare sovraccarichi e impatti violenti, prediligendo esercizi a basso impatto e costanti nel tempo.

Attività in acqua (idroterapia, camminata in piscina, aquagym): ideali perché la pressione idrostatica favorisce il ritorno linfatico, mentre l’ambiente acquatico riduce lo stress articolare.

Camminata dolce (possibilmente con calze compressive): stimola la circolazione e aiuta nel drenaggio.

Bicicletta o cyclette: migliora la resistenza senza caricare le articolazioni.

Attività posturali e di respirazione (pilates, yoga, ginnastica dolce): fondamentali per allineare il corpo e favorire la consapevolezza corporea.

Stretching e mobilità articolare: per mantenere l’elasticità dei tessuti e prevenire contratture o rigidità.

Attività da evitare (o da monitorare con cautela)

Ci sono attività che possono risultare inefficaci o addirittura controproducenti per chi soffre di lipedema:

Sport ad alto impatto (corsa, salti, crossfit intenso): possono aggravare il dolore articolare e il trauma tissutale.

Allenamenti troppo intensi o brevi e violenti: generano infiammazione acuta, non utile nei tessuti già compromessi.

Esercizi localizzati per “dimagrire le gambe”: il lipedema non risponde a un dimagrimento localizzato.

✅ Se si vuole fare attività più intensa, meglio essere seguiti da un fisioterapista esperto in linfologia.

L’importanza del lavoro personalizzato

Ogni persona è diversa e ogni lipedema si manifesta in modo unico. L’ideale è lavorare con:

  • un fisioterapista esperto in linfedema/lipedema
  • un chinesiologo con esperienza nella rieducazione motoria
  • un medico specialista che possa valutare eventuali comorbidità

Un’attività calibrata sulle proprie condizioni cliniche è più efficace e sicura.

Quando iniziare?

Subito. Anche piccoli cambiamenti, come 10 minuti di camminata al giorno, possono fare la differenza. L’importante è la costanza.

Non serve fare tanto. Serve fare bene, con ascolto e continuità.

Conclusioni

Nel trattamento del lipedema, l’esercizio fisico non è accessorio, ma parte integrante di un percorso terapeutico completo. L’attività fisica aiuta il corpo, ma anche la mente, e può restituire libertà di movimento, fiducia e autonomia.

È importante affidarsi a professionisti competenti e ascoltare il proprio corpo. Ogni passo, anche il più piccolo, è un passo verso il benessere.

Fonti di approfondimento

Ogni corpo ha bisogno di movimento, ma non esiste un unico modo giusto per farlo. Se convivi con il lipedema e vuoi capire quale attività può davvero aiutarti, parlane con uno specialista.

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Dieta e lipedema: perché non è solo questione di peso

Introduzione

Si parla spesso di “alimentazione corretta” per gestire lipedema e linfedema, ma è facile imbattersi in soluzioni troppo generiche o addirittura fuorvianti.
Molte persone ricevono consigli nutrizionali standard, diete dimagranti o piani “anti-infiammatori” copiati da internet, senza una reale valutazione delle loro esigenze.

In questo articolo proviamo a fare chiarezza, partendo da una certezza: non esiste una dieta valida per tutte, ma esiste un modo scientifico e consapevole di affrontare il tema nutrizione e composizione corporea nelle patologie croniche come il lipedema e il linfedema.

Lipedema e linfedema: due condizioni diverse, ma entrambe influenzate da infiammazione e composizione corporea

Il lipedema è una malattia cronica del tessuto adiposo che colpisce prevalentemente le donne e si manifesta con un accumulo anomalo e doloroso di grasso, soprattutto su gambe e braccia, spesso resistente a dieta ed esercizio. Il linfedema, invece, è una patologia del sistema linfatico che comporta un accumulo di liquidi negli spazi interstiziali.

Sebbene abbiano cause e manifestazioni diverse, entrambe le condizioni sono aggravate da uno stato infiammatorio cronico, stress ossidativo e alterazioni del microcircolo. E qui entra in gioco l’alimentazione: non come “cura”, ma come strumento di supporto clinico.

Cosa dice la letteratura su dieta e patologie croniche a carico del tessuto adiposo?

Il vademecum “Composizione corporea al femminile” (NC Podcast, 2023), raccoglie le evidenze più aggiornate sulla relazione tra nutrizione, infiammazione e malattie croniche, sottolineando che:

“La gestione del lipedema non può prescindere da un lavoro coordinato tra clinico, nutrizionista e terapeuta, considerando che ogni persona ha una risposta metabolica diversa.”

Tra i fattori più rilevanti:

  • la qualità dei tessuti (non solo il peso sulla bilancia)
  • l’impatto dell’infiammazione cronica di basso grado
  • lo stato del microbiota intestinale
  • la regolazione insulinica e ormonale

È per questo che la dieta dimagrante standard non funziona nel lipedema: può peggiorare la massa magra, rallentare il metabolismo e non portare benefici sul dolore o sul gonfiore.

Non esiste una “dieta per il lipedema”: esiste un approccio individuale

In una società in cui il modello estetico viene spesso confuso con la salute, è importante ribadire che:

  • Non si cura il lipedema solo perdendo peso
  • Non tutti i chili in più sono un problema clinico
  • L’obiettivo non è “snellire le gambe”, ma ridurre dolore, infiammazione e disagio funzionale

Come sottolineato anche dalla Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU), l’alimentazione deve essere personalizzata, considerando:

  • la composizione corporea reale (massa magra vs massa grassa)
  • la presenza di infiammazione ed edema
  • eventuali alterazioni ormonali o metaboliche (es. insulino-resistenza)
  • lo stato psicologico della persona

La chiave è il lavoro integrato: non solo nutrizione

Una corretta alimentazione, integrata in un percorso multidisciplinare, può avere benefici su:

  • dolore e gonfiore
  • composizione corporea (senza compromettere la massa muscolare)
  • qualità del sonno
  • energia quotidiana
  • percezione di sé e del proprio corpo

📌 Come suggerisce anche il vademecum NC Podcast:

“In alcune pazienti, il lavoro sull’alimentazione permette di ridurre lo stato infiammatorio sistemico, migliorare la risposta al trattamento linfologico e sentirsi parte attiva del proprio benessere.”

Curare l’alimentazione… senza cadere nelle trappole

Ecco alcuni errori comuni da evitare:

  • Seguire “diete anti-lipedema” trovate online
  • Evitare interi gruppi alimentari senza indicazioni cliniche
  • Cercare il dimagrimento a tutti i costi
  • Associare la perdita di peso al “successo” del percorso

Il supporto di un nutrizionista specializzato è fondamentale per costruire un piano sostenibile, che rispetti la storia personale, la fase clinica e il vissuto psicologico della persona.

Conclusioni

Parlare di dieta nel lipedema o nel linfedema significa molto più che contare calorie. Significa ascoltare, valutare, integrare. E costruire un approccio di cura che rispetti la complessità della persona, non solo del sintomo.

💬 Se convivi con il lipedema o il linfedema, non esiste una ricetta magica, ma un percorso da costruire insieme a professionisti.

Presso il nostro centro lavoriamo in rete con nutrizionisti, fisioterapisti e medici specialisti, per offrire una valutazione attenta e percorsi reali, non standardizzati.

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📚 Fonti e approfondimenti consigliati

Per approfondire il legame tra alimentazione, composizione corporea e patologie croniche come lipedema e linfedema, consigliamo di consultare:

Estate e lipedema: come migliorare il benessere delle gambe

L’estate può essere dura per chi convive con lipedema, una patologia cronica del tessuto adiposo che interessa soprattutto le gambe, causando gonfiore, dolore e sensazione di pesantezza. Il caldo, l’umidità e la vasodilatazione possono esacerbare questi sintomi, alterando la qualità della vita. Tuttavia, con un approccio mirato e individualizzato, è possibile affrontare la stagione estiva con maggior serenità.

Abbiamo sintetizzato i consigli del nostro team, integrati con ricerche scientifiche, per aiutarti a proteggere il tuo corpo durante l’estate.

Perché il caldo peggiora i sintomi del lipedema?

Il lipedema è una malattia cronica caratterizzata da un accumulo anomalo di grasso, doloroso e simmetrico, soprattutto in cosce, polpacci e talvolta nelle braccia. Durante l’estate, il calore causa una dilatazione dei vasi sanguigni (vasodilatazione) che può:

  • aumentare la ritenzione di liquidi;

  • accentuare il gonfiore e la pesantezza alle gambe;

  • peggiorare il dolore spontaneo o al tatto.

In alcuni pazienti, può comparire anche un edema linfatico secondario, soprattutto in stadi avanzati del lipedema.

Come proteggere le gambe dal caldo in caso di lipedema

1. Scegli indumenti compressivi adatti all’estate

La terapia compressiva è fondamentale per controllare il gonfiore e migliorare il drenaggio linfatico. Anche d’estate, è consigliato indossare calze o collant compressivi leggeri, traspiranti e ipoallergenici.

📌 Consiglio utile: indossa la calza al mattino, quando le gambe sono meno gonfie, e rimuovila la sera. In alternativa, puoi utilizzare un bendaggio elastocompressivo più leggero sotto indicazione medica.

2. Mantieni una buona idratazione

Bere acqua è importante, ma anche evitare disidratazione “nascosta” causata da:

  • cibi salati o confezionati;

  • alcol e bevande zuccherate;

  • sudorazione eccessiva senza reintegro di sali minerali.

Integra frutta fresca, ortaggi di stagione e infusi drenanti naturali per supportare il sistema linfatico.

3. Pratica movimento dolce e regolare

L’attività fisica leggera è un grande alleato contro il lipedema. Il caldo non è il momento per sforzi intensi, ma puoi:

  • camminare in acqua (mare o piscina);

  • nuotare dolcemente;

  • fare esercizi a basso impatto.

Camminare in acqua bassa per 20–30 minuti stimola la circolazione e il drenaggio linfatico, senza affaticare.

4. Evita l’esposizione diretta e prolungata al sole

Il calore solare diretto può aumentare il gonfiore alle gambe e peggiorare i sintomi.
Proteggiti scegliendo:

  • le ore meno calde (prima delle 10:30 e dopo le 17:00);

  • ombra, cappelli e vestiti leggeri;

  • creme solari ad alta protezione, anche sulle gambe.

5. Continua i massaggi linfodrenanti anche d’estate

Il linfodrenaggio manuale, se eseguito da terapisti esperti, è uno dei trattamenti più efficaci per il lipedema.
Anche in estate, è possibile continuare il trattamento con frequenza personalizzata, migliorando il benessere generale.

6. Affidati a un centro specializzato

Ogni persona affetta da lipedema ha un’esperienza diversa: stadio della patologia, edema associato, stile di vita.
Un approccio generico non basta: è fondamentale ricevere un percorso su misura, costruito da specialisti esperti nella cura del lipedema e del linfedema.

Il nostro centro, nel cuore di Fuorigrotta (Napoli), accoglie pazienti da tutta Italia, offrendo un approccio multidisciplinare e umano, con terapisti specializzati, fisiatri, nutrizionisti e psicologi.

Conclusioni

Il lipedema in estate può creare disagi, ma non deve impedirti di stare meglio.
Con consapevolezza, supporto e piccoli gesti quotidiani, puoi affrontare il caldo con più tranquillità e fiducia.

Se cerchi un centro che ti segua davvero, con professionalità e ascolto, contattaci: siamo qui per accompagnarti nel tuo percorso.

Linfedema Arti Inferiori

Panoramica 

Il linfedema degli arti inferiori è una patologia cronica evolutiva, che progredisce e che se non curata e stabilizzata, crea gravi disabilità fisiche.

Esso evolve soprattutto a causa della concentrazione di proteine nel tessuto, che provocano infiammazione e quindi fibrosi tissutale; queste alterazioni possono dare origine a infezioni e di conseguenza a lesioni cutanee.

Linfedema Arti Inferiori

L’importanza della diagnosi e le Linee Guida Internazionali

E’ bene ricordare che è importante avere una diagnosi corretta, iniziare il trattamento precocemente, ad opera di operatori qualificati.

In particolare, secondo le linee guida internazionali, il trattamento del linfedema degli arti inferiori inizia con la cura e l’igiene della pelle, e vede come punto di forza la C.D.P. o trattamento fisico decongestivo combinato; a questo se necessario si associa terapia farmacologica ed eventuale terapia chirurgica.

Il trattamento fisico o C.D.P. 

Il vero punto di forza è il trattamento fisico o C.D.P.

Vediamo in cosa consiste:

  • Pressoterapia: si ricorre ad essa in caso di necessità, per far confluire i liquidi alla radice dell’arto.
  • Linfodrenaggio manuale per veicolare i liquidi dal sottocute, ove la linfa si accumula e dove ci sono le pompe iniziali del sistema linfatico, che aspirano la linfa e la convogliano in basso verso i collettori linfatici più profondi; essi la trasportano riversandola nel sistema venoso (il sistema linfatico è un sistema aperto non chiuso). Il linfodrenaggio serve sia per favorire la ripresa dei liquidi dal sottocute ai collettori, che per favorire lo svuotamento dei linfonodi.

Se si è effettuata pressoterapia bisogna ben drenare la zona alla radice dell’arto ove si sono accumulati i liquidi spostati.

  • Bendaggio multicomponente: va confezionato in relazione alla geometria dell’arto. Si tratta di un bendaggio rigido, fatto da strati sovrapposti e di diverso materiale. Esso svolge la sua azione durante la camminata, in quanto la contrazione muscolare crea una spinta al di sotto del bendaggio verso l’esterno, ed avendo una parte intermedia morbida e una parte superficiale rigida (data dalle bende a corta estendibilità o anelastiche) si crea quindi una spinta dei liquidi verso la profondità, con conseguente attivazione del sistema linfatico.

Il Bendaggio del Linfedema degli arti inferiori

Il bendaggio va tenuto per più ore , per qualche  giorno, a seconda del caso. Quando si è raggiunto un plateau di riduzione, si indossa una calza elastica, preferibilmente a trama piatta. In particolare, inizialmente essa è di tipo standard ed in seguito, si confeziona una calza su misura, che per il paziente rappresenta una “seconda pelle”, e lo si fa quando si è raggiunta la riduzione ottimale in relazione all’arto controlaterale.

A questo trattamento è da associare dieta, qualora indispensabile o quantomeno si consiglia una correzione alimentare e sempre attività fisica.

In caso di necessità, si insegna al paziente l’autobendaggio, con monitoraggio periodico dell’arto, tenendo conto delle misure iniziali di esso. Inoltre si eseguono sempre dei trattamenti periodici, secondo le esigenze del paziente, per mantenere i risultati nel lungo termine.

E’ bene ricordare che il successo del trattamento del linfedema agli arti inferiori dipende dalla compliance del paziente, ma anche dalle competenze dell’operatore e dal team di specialisti che lo seguono.

Ma, cosa si intende per successo nel trattamento del Linfedema degli arti inferiori?

Intendiamo la non evoluzione di una patologia cronica, la sua stabilizzazione ed il mantenimento dei risultati nel tempo. Il tutto possibile grazie alla presenza di una programmazione di un trattamento individuale svolto da operatori competenti in riabilitazione linfologica.

Contattaci per una visita o anche solo per un consulto 

Linfedema Primario e Secondario

Panoramica 

Linfedema Primario e Secondario appartengono entrambi ad una situazione clinica in cui vi è un enorme accumulo di linfa all’interno dei tessuti, come abbiamo visto nell’articolo:

“Come riconoscere un linfedema” . Oggi vedremo nello specifico la classificazione del Linfedema, che si distingue in primario e secondario.

Il linfedema primario

Linfedema Primario e Secondario

Il Linfedema primario è un’alterazione congenita dovuta nella maggioranza dei casi ad un’anomalia di formazione del sistema linfatico; in una minoranza a reflusso linfatico per incontinenza o insufficienza dei collettori linfatici.

Si manifesta con un accumulo di linfa nel tessuto interstiziale, prima localizzato e poi esteso. Nella maggioranza dei casi in maniera spontanea e talvolta dopo linfangiti o traumi. Esso colpisce prevalentamente gli arti inferiori, ma si può manifestare anche a carico degli arti superiori, dei genitali o del volto.

In Italia circa 150.000 persone sono affette da questa patologia e determinante può essere il fattore genetico.

Siamo in presenza di una patologia cronico- infiammatoria determinata da una situazione di stasi linfatica che comporta nel tempo, un deposito di tessuto fibrotico. I Linfedemi Primari in base all’età in cui i sintomi si manifestano si distinguono in:

Linfedema Primario congenito (10-25% delle forme).

E’ evidente fin dalla nascita (condizione tipica del sesso femminile) ed è maggiormente localizzato agli arti inferiori. Il 2% delle forme congenite è causato dalla malattia di Milroy.

Linfedema Primario Precoce

Rappresenta la forma più comune dei Linfedemi Primari ( ha un’incidenza del 65-80%). Il linfedema precoce diventa clinicamente evidente dopo la nascita, ma prima dei 35 anni. Solitamente i primi sintomi compaiono durante la pubertà, e le donne sono colpite più dei maschi.

Linfedema Primario Tardivo 

Questa tipologia di Linfedema è anche definita malattia di Meige. I primi sintomi si manifestano dopo i 35 anni di età e rappresenta il 10% dei Linfedemi Primari.

Il linfedema secondario

Linfedema Primario e Secondario

Si tratta di una disfunzione  dei vasi linfatici che in origine sono sani e funzionanti. Esso si sviluppa nel corso della vita e ad oggi il numero dei pazienti in Italia affetti da questa patologia è di circa 200.000.

La patologia colpisce entrambi i sessi ed entrambi gli arti, ed a livello mondiale la causa più frequente di Linfedema Secondario è la Filiariosi: un’infezione a carico dei vasi linfatici causata da un parassita, veicolato dalla zanzara tigre.

Nella maggioranza dei casi le cause del Linfedema Secondario nell’arto superiore sono dovute a linfoadenectomia ascellare e/o radioterapia per il trattamento del carcinoma mammario. Nella minoranza dei casi per biopsia linfonodale ascellare, asportazione di lipomi in sede ascellare.

Le cause del Linfedema Secondario nell’arto inferiore sono legate ad interventi chirurgici (ginecologico, urologico, di tipo oncologico), legati a melanomi, linfomi di Hodgkin, asportazione di lipomi, interventi chirurgici per varici e/o per ernia inguinale o crurale.

Come si riconosce?

La prima modalità per riconoscere un linfedema è quella di eseguire una visita specialistica in cui si effettui un accurato esame obiettivo e un’anamnesi.

Un caratteristico segno riferito al Linfedema Primario degli arti inferiori è il “Segno di Stemmer”: si solleva verso l’alto la plica cutanea della prima falange del secondo dito del piede. In questo caso se l’azione risulta difficoltosa o addirittura impossibile allora siamo in presenza di “segno di Stemmer positivo”.

Altri segni sono la presenza di pliche cutanee che risultano più profonde in prossimità delle articolazioni, gonfiore sul dorso della mano o dei piedi o semplicemente la presenza di cute tesa.

Stadi del linfedema

  • Stadio 0: E’ presente un’insufficienza a livello dei vasi linfatici, ma non è ancora possibile notare alcun gonfiore.
  • Stadio 1: Il gonfiore appare durante la giornata, ma sparisce in parte o del tutto sollevando gli arti e tenendoli in tale posizione. Inoltre facendo pressione sui tessuti con un dito si forma una plica cutanea che resta per un certo lasso temporale.
  • Stadio 2: Il gonfiore è particolarmente persistente anche se si riposa in maniera prolungata. La cute risulta irrigidita anche al sollevamento degli arti e non è possibile formare una depressione della cute. 
  • Stadio 3: Qui siamo in presenza di gonfiore e di alterazioni della cute (con presenza di vescicole che perdono liquido linfatico). Un’ulteriore tipologia di edema Stadio 3 è l’elefantiasi.

In tutte queste condizioni è consigliabile rivolgersi ad uno specialista, come il fisiatra, e poi successivamente e all’occorenza ad un Linfoterapeuta per il trattamento del linfedema qualora accertato. Il quale deve avvenire il più precocemente possibile per evitare le conseguenze dell’organizzazione fibrotica dell’edema. E’ fondamentale quindi la tempestività del trattamento decongestivo per un corretto elastocontenimento. Non fare prevenzione  potrebbe condurre al progressivo peggioramento della patologia passando dallo Stadio 0 allo Stadio 1 e così via.

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Come riconoscere un linfedema

Il linfedema è una situazione clinica caratterizzata da un forte accumulo di linfa all’interno dei tessuti. Andiamo quindi a vedere “come riconoscere un linfedema” basandoci sul quadro clinico di questa patologia. 

Panoramica

Il linfedema relativo agli arti inferiori e/o superiori, è la diretta conseguenza di una problematica del sistema linfatico. Esso nello specifico si riferisce generalmente in uno o più segmenti del corpo.

Cause

Il linfedema è comunemente causato dalla rimozione o dal danneggiamento dei linfonodi a seguito di trattamento di un carcinoma che determina un blocco del sistema linfatico. Tale ostruzione impedisce il drenaggio del liquido linfatico e l’accumulo di liquidi provoca gonfiore. In base alle cause scatenanti si distinguono: linfedema primario e secondario.

Trattamento di Centro di Cura per il Linfedema

Nonostante non esista una cura “definitiva” nel trattamento del linfedema, l’obiettivo del Centro di Cura per il Linfedema è quello di ridurre al massimo l’edema, agendo sui sintomi fisici per ridare vitalità fisica e psichica al paziente e migliorare la sua qualità di vita.

Come riconoscere un linfedema attraverso i sintomi

La domanda che dunque ci poniamo è: “E’ possibile riconoscere un linfedema attraverso i segni e i sintomi”? La risposta è sì!

Gli specifici sintomi che si manifestano all’arto colpito includono:

  • Gonfiore di parte o di tutto il braccio o la gamba, comprese le dita delle mani o dei piedi
  • Una sensazione di pesantezza o oppressione
  • Gamma di movimento limitata
  • Dolore o disagio
  • Infezioni ricorrenti
  • Indurimento e ispessimento della pelle (fibrosi)

Come riconoscere un Linfedema

Il gonfiore causato dal linfedema varia da lieve ad appena percettibile ed i cambiamenti nelle dimensioni del braccio o della gamba rendono difficoltoso l’utilizzo dell’arto. 

L’importanza della prevenzione

La prevenzione ricopre un ruolo di cruciale importanza in presenza di un Linfedema, essa contribuisce a rendere più semplice l’identificazione della tipologia e facilita anche il conseguente trattamento.  

Se dovessi riscontrare questi sintomi sarebbe opportuno effettuare una visita fisiatrica con l’obiettivo di avere un quadro clinico più chiaro della situazione  ed agire appunto in maniera preventiva.

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